Parco Marino Regionale Costa degli Dei

parco-costa-dei-gallery"Costa degli Dei" è l'acronimo ormai più noto ai turisti che amano la Calabria e con il quale intendiamo identificare i fondali del Parco Marino. La "Costa degli Dei" è quel tratto di Costa calabrese che va da Nicotera a Pizzo, che include tutte le località balneari comprese nella provinca di Vibo Valentia, distinti però da storie e culture del mare che meritano di essere messe a valore. 
Il nome ufficiale del nostro Parco Marino è "Parco Marino Regionale Fondali di Capocozzo – S. Irene – Vibo Marina – Pizzo Calabro – Capo Vaticano e Tropea", istituito con L.R. n. 13 del 21 aprile 2008. Attualmente è in fase costitutiva, essendo promosso da un Comitato di Gestione Provvisorio, ma ben presto entrerà nella sua fase ordinaria, anche grazie ai vostri contributi.

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Spilinga

305182767Spilinga è un comune della provincia di Vibo Valentia, le cui risorse principali sono l'agricoltura e l'allevamento di bovini e di suini, ma è molto noto per la produzione della 'nduja, salume spalmabile piccante esportato in Italia e nel mondo, che viene "festeggiato" ogni anno, l'8 agosto, alla Sagra della 'Nduja.
Recentemente anche il turismo estivo sta assumendo un ruolo importante per il comune, grazie soprattutto alla stretta vicinanza con le località balneari del comune di Ricadi e di Tropea per cui offre sistemazioni extra-alberghiere.
Molto visitato a Spilinga è il Santuario della Madonna della Fontana, o delle Fonti, che si trova a breve distanza dall'abitato, in un’antica grotta eremitica. Il culto alla Madonna delle Fonti risale all'inizio del Novecento, da quando, secondo la tradizione orale, la Madonna si manifestò in sogno alla signora Domenica Muià, invitandola ad andare nel luogo dove ora sorge il Santuario.
Nel punto in cui oggi si conserva la nicchia originale, la signora Muià avrebbe trovato la statua della Madonna. La chiesetta fu costruita nel 1920, e con il passare del tempo è divenuta meta di pellegrinaggi.

madonna_fonte.jpg2009_Artesi_madonna_delle_fonti.jpg1034684118.jpg305182767.jpgaltare_2.jpgnduja-spilinga1.jpg

Soriano Calabro

Soriano-CalabroSoriano Calabro è un comune della provincia di Vibo Valentia le cui originisi legano alla fondazione del convento dei padri domenicani, avvenuta nel 1510: distrutto dal terremoto del 1659, il complesso conventuale venne ricostruito in forme monumentali dal domenicano bolognese padre Bonaventura Presti. In età barocca, questo convento diventerà uno dei più ricchi e famosi conventi domenicani d'Europa ed uno dei santuari più frequentati dell'Italia meridionale:[8] alla metà del Settecento, il viaggiatore britannico Henry Swinburne annotava che circa 1500 donne presunte indemoniate si recavano annualmente in pellegrinaggio a Soriano.

Il convento venne raso al suolo dal terremoto del 1783, la devastante scossa dell'undicesimo grado della scala Mercalli che ebbe il proprio epicentro in una vastissima area inclusa tra Soriano, Polistena e Borgia: il convento poté essere ricostruito, più modestamente, in un'area dell'antico edificio solo all'inizio dell'Ottocento.

Oggi le imponenti rovine del convento e della chiesa di San Domenico rappresentano il più importante monumento del comune, nonché una delle più terribili memorie del sisma del 1783 in Calabria.
Il santuario di San Domenico, principale luogo di culto cattolico del paese, è stata costruita nel 1838 sul sito di uno dei chiostri dell'antico, omonimo convento seicentesco in rovina dopo il terremoto del 1783. L'architettura della chiesa è tardo barocca: all'interno è conservata una statua di san Domenico scolpita in un unico tronco di tiglio dallo scultore sorianese Giuseppe Ruffo nel 1855, protagonista di eventi miracolosi nel 1870 e nel 1884. Nell'attiguo ex-convento dei padri domenicani, ricostruito in un'ala dell'antico convento, ha sede il municipio di Soriano Calabro ed una raccolta di reperti dell'antico edificio.

Il monumento più imponente del centro storico è proprio il vecchio ex-convento dei padri domenicani, in rovina: formato da cinque chiostri, la chiesa era lunga quattro campate ed aveva sei cappelle laterali. Gli avanzi più consistenti si riferiscono alla parte inferiore della facciata della chiesa barocca, mentre rimangono tutte le strutture portanti fino all'altezza del piano terra: l'intero complesso è stato oggetto di un restauro conservativo nel secondo dopoguerra.

Soriano è anche nota per essere la madre dei "mastazzoli", mostaccioli, biscotti tipici fatti con svariate forme che ricordano la tradizione e il passato della regione.

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Mileto

Mileto SS.Trinita Mileto è un comune della provincia di Vibo Valentia, situata su una collina di forma allungata ad est del gruppo montuoso del Monte Poro ed a sud di Vibo Valentia.

Rinomata nella storia, Ruggero il Normanno della famiglia degli Altavilla di Normandia la eresse a sua residenza rendendola una dei centri più importanti non solo della Calabria ma dell'intera Europa; oggi conserva i resti di una cattedrale, fondata nel 1081, ed i resti dell'abbazia benedettina della SS. Trinità.

A un chilometro a sud di Mileto si trova la frazione Paravati, dove viveva Natuzza Evolo, divenuta famosa in tutt'Italia per una serie di episodi paranormali (apparizioni e colloqui con Gesù Cristo, la Madonna, santi e defunti, la comparsa di stimmate ed altro), tanto richiamare a Paravati migliaia di persone.
L'area occupata dalla città antica appare oggi come una vasta congerie di ruderi. Le scarse risorse economiche disponibili, per le istituzioni preposte alla ricerca e alla tutela, non hanno consentito fino ad ora di portare avanti scavi archeologici e letture stratigrafiche degli alzati finalizzate alla comprensione ed allo sviluppo della città normanna e prima ancora dell'insediamento bizantino. Le campagne di scavo di tipo scientifico sono state poche e limitate a pochi giorni di intervento (nel 1995 e nel 1999 e in diversi periodi degli anni successivi). In precedenza Paolo Orsi, nel 1916, aveva condotto una breve campagna di scavo durante la quale era stato messo in luce il piano della basilica, che aveva evidenziato la presenza di marmi, colonne e capitelli e cornici decorate da ovoli e fogliame sparsi per tutta l'area circostante. L'area abbaziale, sulla base degli scavi recenti, risulta costruita su un banco di arenaria bianca che, relativamente alla parte indagata, non presenta tracce di costruzioni antecedenti. Sulla base dei materiali ritrovati è stato possibile stabilire che la pavimentazione dell'importante struttura era stata realizzata in porfido rosso e serpentino verde connessi sicuramente all'attività di spoglio di altri monumenti più antichi. Non sono molti i resti riconducibili alla fase romanica della chiesa, sia perché l'area indagata non è molto estesa ma anche per via del fatto che nell'area sono avvenuti molti cambiamenti. Nonostante la limitatezza del tempo è stato possibile incrementare la conoscenza su alcuni particolari aspetti scaturiti ad esempio dal recupero di diversi frammenti vitrei riconosciuti come i resti delle ampie vetrate di epoca normanna.

Interessanti i reperti ceramici anche se in massima parte si tratta frammenti recuperati genericamente nell'area e quindi decontestualizzati. Vanno ricordate le ceramiche dipinte a bande rosse con motivi decorativi costituiti da spirali oppure da onde, o ancora le cosiddette invetriate monocrome dipinte, che accanto a quelle acrome (prive di decorazione) e da fuoco costituiscono le classi più numerose. Al XII secolo sono riconducibili alcuni frammenti di ceramiche dipinte ed invetriate su ingobbio pertinenti a forme quali bacini, coppette troncoconiche ed emisferiche, apode (senza piede) o con piede ad anello. La decorazione è espressa da virgole in rosso alternate da filetti concentrici in nero manganese, oppure da puntini in rosso alternati da filetti lineari sempre in manganese. Anche i motivi zoomorfi (con soggetti animali) sono rappresentati insieme a quelli antropomorfi (figure umane) come ad esempio la coppetta con cavaliere e cavallo dove viene usato anche il colore blu.

Da evidenziare che negli ultimi anni per opera dell'archeologo Francesco Cuteri è ripresa, seppur lentamente, l'attività di scavo nel Parco archeologico, nel frattempo costituito. La maggiore attenzione è stata riservata al momento alla zona relativa all'antico episcopio e alla cattedrale posti all'interno del perimetro cittadino. Notevoli e altamente promettenti sono stati i ritrovamenti fatti nel corso degli ultimi dieci anni con campagne di scavo e sondaggio mirate anche se brevi.

Mileto_SS.Trinita_.gifmileto.jpgMileto_SS.Trinita_.jpgSarcofago_romano.jpg

Serra San Bruno

Sentiero-Serra-San-BrunoSerra San Bruno è un comune della provincia di Vibo Valentia. Le prime abitazioni di quello che sarebbe divenuto il paese furono costruite per ospitare gli operai che lavoravano per i monaci della certosa di Santo Stefano e per l'eremo di Santa Maria per volere del fondatore, San Bruno, il quale aveva ottenuto dal conte normanno Ruggero d'Altavilla il terreno per le sue fondazioni monastiche.
Le prime abitazioni di quello che sarebbe divenuto il paese furono costruite per ospitare gli operai che lavoravano per i monaci della certosa di Santo Stefano e per l'eremo di Santa Maria per volere del fondatore, San Bruno, il quale aveva ottenuto dal conte normanno Ruggero d'Altavilla il terreno per le sue fondazioni monastiche.
La vera attrattiva di Serra, oltre ai luoghi di San Bruno, sono le bellezze naturali. Il comune è caratterizzato dalla presenza di numerose specie vegetali tra cui le più diffuse sono: il faggio, il castagno e l'abete bianco, con esemplari di piante gigantesche, secolari, che formano un manto forestale molto fitto.
Tra le abetine più belle abbiamo quelle del grande Bosco di Archiforo, e quelle del Bosco di Santa Maria. Il territorio boschivo, facente parte del Parco Naturale Regionale delle Serre è attraversato dal "Sentiero Frassati".

Sentiero-Serra-San-Bruno.jpgLincantevole_bellezza_del_Bosco_di_Archiforo_con_la_Pietra_dellAmmienzo._Serra_San_Bruno._Parco_Naturale_Regionale_delle_Serre.jpgCertosa-Serra-San-Bruno-gallery1.jpgSerraSanBruno.jpgchiesa_brunone.jpgserrasbruno2.jpgserra-san-bruno1.jpg

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